Quayola re-coding

Dicembre. Nelle vie tradizionali dello shopping impazza il Natale, i marciapiedi affollati ti costringono  ad una serie di slalom acrobatici e mentre maledici il momento  in cui hai deciso di uscire per andare a vedere gli addobbi natalizi, intravedi una via di fuga in un portone. Senza indugio entri , è l’ingresso  di un museo che ospita la mostra di un artista per te sconosciuto e la trovi subito una buona occasione, un invito quasi. Una rapida occhiata all’esterno dove la folla ha ormai invaso la corsia delle automobili ostacolandone il flusso e ti ritrovi a chiedere un biglietto per l’esposizione nominando all’istante Quayola, questo il nome dell’artista, tuo salvatore. Sulla brochure che hai afferrato al volo leggi che è la sua prima mostra monografica: classe 1982, romano di origine londinese di adozione. Le opere raccolte si riferiscono ad un periodo che va dal 2007 ( un talento precoce!) al 2021, all’ignaro visitatore si promette “un viaggio immersivo nella vera essenza della sua arte computazionale”. Ti guardi intorno sperando che nessuno abbia notato lo strabuzzare gli occhi, segno rivelatore della tua totale ignoranza. Afferri il cellulare e con disinvoltura fingendo di controllare dei messaggi, vai su google e digiti ARTE COM-PU-TA-ZIO-NA-LE. Trattasi quindi di arte che utilizza la tecnologia, il computer, in molteplici modi a volte anche fondendo la pittura tradizionale con algoritmi e tecniche digitali. Sembra proprio questo il caso di Quayola almeno in una delle tre aree tematiche in cui si sviluppa il percorso espositivo (le altre due sono dedicate alle sculture non finite e alla pittura di paesaggio). L’arte classica viene, tramite algoritmi, parcellizzata successivamente ricomposta e, in alcuni casi, il risultato estetico finale è per me straordinariamente simile ai capolavori dell’arte cubista che offrivano appunto una visione geometrica della realtà. Molto interessante la parte relativa alla pittura di paesaggio. In una serie di videoinstallazioni  l’artista parte da un’immagine reale della natura (bosco o giardino) e sfruttando le tecniche digitali la scompone e ricompone come in un incessante processo di morte e rinascita dell’oggetto naturale che si smaterializza, si fa macchia, diventa colore , si rende indistinto. Poi le particelle , gli atomi si ricongiungono in un movimento continuo ondulatorio e ipnotico. E’ passata poco più di mezz’ora la mostra è finita uscendo, forse suggestionata dalle opere, vedi milioni di luci colorate intermittenti e pensi, sì il Natale è ormai alle porte.

Articolo scritto da: difra01

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