
E’ stata la mano di Dio il film di Paolo Sorrentino è ufficialmente in gara per gli Oscar 2022. E’ incluso nella lista dei 15 film internazionali tra cui verranno selezionate le pellicole in lizza nella categoria miglior film straniero. Il film ha già avuto a Venezia il Gran Premio Speciale della Giuria e il premio Mastroianni per la migliore interpretazione all’esordiente Filippo Scotti nel ruolo di Fabio Schisa protagonista e alter ego del regista. Le vicende raccontate nella pellicola sono state infatti dolorosamente vissute dal nostro cineasta che poco più che adolescente ha assistito inerme alla scomparsa di entrambi i genitori deceduti in seguito ad una fuga di monossido di carbonio mentre si trovavano nella loro casa in montagna. Il figlio non si trovava con loro per puro caso, rimasto a Napoli per seguire la partita della squadra partenopea che vantava tra le sue fila il grande campione Diego Armando Maradona (il più grande giocatore di tutti i tempi come recita la didascalia iniziale del film). E’ per questa ragione che uno dei parenti durante il funerale esclama : Sei salvo grazie a Lui ! E’ stata la mano di Dio! (chiaro riferimento al giocatore argentino che dopo un famoso gol segnato con la mano ai quarti di finale dei mondiali 1986 contro l’Inghilterra fu soprannominato proprio mano de Dios ). E’ un amarcord del regista napoletano e d’altra parte Fellini viene citato nel film ed evocato con tutto il suo “mostruoso” immaginario onirico-circense. La realtà è scadente, il cinema può salvarci . Questo è il desiderio del giovane rimasto orfano, solitario, con pochi amici tra cui un contrabbandiere la cui abilità come pilota di motoscafo è al momento utile solo a sfuggire alla Guardia di Finanza e non a gareggiare nei campionati di offshore, e inesorabilmente finisce in carcere e da qui ammonisce l’amico coetaneo ricordandogli la sua condizione di uomo libero: libero di sognare, libero di essere, libero di agire. Tra tutti i familiari il legame più forte è con la sorella della mamma finita in una casa di cura perché considerata pazza. E’ l’unico che riconosce in lei verità e purezza, stupore e fantasia, bellezza e innocenza. E così incontro dopo incontro (fondamentale quello con il regista Antonio Capuano) Fabietto, Fabio ritrova o trova il suo futuro sublimando nell’Arte il dolore. Protagonista non meno dei personaggi in carne e ossa è la città di Napoli caotica e magica, sfrontata e affascinante, seducente e misteriosa. Il regista la accarezza con la macchina da presa, scivola sulla superficie del mare, si insinua nei suoi vicoli, entra nelle sue case. C’è anche un uso sapiente e simbolico dei suoni e persino dell’assenza di essi: il sibilare del fischio segnale di complicità tra i suoi genitori, il rumore sordo che i motoscafi offshore fanno nel loro impatto con il mare, il vulcano con il suo sbuffo inquietante, le grida dei tifosi alle prodezze di Maradona, il pianto liberatorio nel cortile della scuola in mezzo ai compagni e naturalmente non poteva mancare la musica con l’omaggio finale a Pino Daniele e alla sua struggente e malinconica Napul’è.
Articolo scritto da: difra01