LE TAPPE FONDAMENTALI DEL SUFFRAGIO UNIVERSALE IN ITALIA

Nel 2021 sembra quasi impensabile pensare che ci possano essere dei cittadini che non votino. E no, non si sta parlando dell’insieme di individui che, per svariate motivazioni personali, come la disaffezione verso una politica percepita come lontana o altre ancora, decidono di non presentarsi alle urne. Si sta facendo invece riferimento a quei cittadini che, a causa di quanto è scritto e sancito nella costituzione del loro stato, non potrebbero esprimere il loro pensiero su quanto avviene e avverrà nel loro paese.

E se per fortuna quest’ultima situazione sembra essere ora in moltissimi paesi del mondo, compresa l’Italia, solo un lontano ricordo, lo stesso discorso non lo si può fare per molti altri. Per citare solo un esempio, sono allarmanti le notizie che giungono dall’Afghanistan da qualche mese a questa parte. Nella nazione del Medio Oriente, il diritto di voto è da sempre, e ora ancor di più, un sogno irrealizzabile e irrealizzato per una larga fetta della popolazione.

Anche nel nostro paese la situazione non è sempre stata rosea e men che meno paragonabile a quella attuale. La conquista dei diritti più elementari, a partire da quello del voto, è avvenuta in tempi relativamente recenti e a costo di grandissime e lunghe battaglie.

Qui di seguito si riportano in particolare le tappe fondamentali che hanno permesso a tutti i cittadini italiani, di età superiore ai 18 anni, di andare alle urne.

  • Il viaggio parte da lontano, prima della unificazione d’Italia, nel 1848. In quest’anno fu riconosciuto il diritto di voto agli uomini con più di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte (una somma cospicua per l’epoca). La percentuale di italiani che andò alle urne fu del 2%, un dato incredibilmente basso.
  • Nel 1872 La sinistra parlamentare abbassò la soglia di età degli aventi diritto al voto da 25 a 21 anni. Estese inoltre la possibilità di votare a tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere.
  • Nel 1882 venne riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni alfabeti. Il bacino degli elettori venne più che triplicato.
  • Nel 1912 Giovanni Giolitti promulgò una legge per la quale si arrivò ad avere un suffragio quasi universale per gli uomini: gli analfabeti poterono votare a partire dai 30 anni. Inoltre, il voto venne esteso a tutti i cittadini che avessero prestato il servizio militare.
  • Nel 1919, con la cessazione del distinguo tra analfabeti e alfabetizzati, il corpo elettorale venne portato a 11 milioni.
  • È solo nel 1946 che si estese il cosiddetto suffragio universale per uomini e donne che avessero compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18 anni a partire dal 1975).

Votare deve essere un diritto sacro e intoccabile del cittadino, è bene ricordarlo quando si pensa che purtroppo in molti parti del globo è ancora un privilegio per pochi.

Articolo scritto da: Alessandro Murtas

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