Madri e figlie: storie cinematografiche di conflitti irrisolti 

I rapporti tra madre e figlia sono da sempre protagonisti di numerosissime pellicole cinematografiche, ma non sempre accade che “tutto è bene quel che finisce bene”. Così come succede nella realtà, molti conflitti interiori che si possono generare per svariati motivi tra una madre e una figlia, non sono destinati ad essere risolti…ed in alcuni casi, l’epilogo è addirittura tragico.

Vediamo come questi conflitti (a dir poco!) irrisolti siano stati rappresentati nel cinema, attraverso questa lista di 7 film elencati in ordine dal più recente:

  1. Run (2020): horror psicologico in cui una madre (Diane interpretata da Sarah Paulson) fa crescere la figlia (Chloe interpretata da Kiera Allen) in totale isolamento e perverso controllo, il classico gioco sviluppato nei thriller tra gatto e topo…riuscirà la figlia a liberarsi?
  2. Il cigno nero (2010): thriller psicologico ambientato nel duro mondo della danza: la figlia Nina (interpretata da Natalie Portman) ha una personalità disturbata a causa delle ripetute attenzioni e manipolazioni della madre (una ex danzatrice senza particolare successo) che la tratta come una bambina ed è al contempo invidiosa per le doti artistiche innate della figlia. Nina, attraverso la rappresentazione dell’opera teatrale del Cigno Nero, attua una vera e propria metamorfosi di se stessa tentando di liberarsi dalla presenza ingombrante della madre…ce la farà?
  3. Amore nascosto (2007): film drammatico in cui una madre (Danielle interpretata da Isabelle Huppert) si trova ricoverata in una clinica privata dopo il terzo tentativo di suicidio. Con la figlia Sophie (l’attrice Mélanie Laurent) non è mai riuscita a costruire un rapporto: lo psichiatra, che si prende cura del caso, sostiene che Danielle sia assorbita in maniera paranoica del suo ruolo di madre, a tal punto da considerare sua figlia come una figura invasiva e angosciante della sua tormentata realtà.
  4. White Oleander (2003): storia fortemente conflittuale tra una madre (Ingrid interpretata da Michelle Pfeiffer) artista concettuale – e mentalmente instabile – e la sua giovane figlia Astrid (interpretata da Alison Lohman). Un giorno Ingrid viene arrestata con l’accusa di omicidio del suo amante: da quel momento la figlia passa di adozione in adozione in diverse famiglie, per una serie di vicissitudini anche provocate dalla vera madre. Queste figure materne temporanee non riescono quindi a fare dimenticare ad Astrid la sua vera madre, per la quale nutre tanto amore quanto odio..
  5. La pianista (2001): storia drammatica di un’insegnante di pianoforte al Conservatorio di Vienna, Eirka (interpretata da Isabelle Huppert) che cerca di sopravvivere al rapporto di odio-amore con l’anziana madre attraverso la conduzione di una doppia vita. Di giorno è una donna molto rigida ma di notte e nell’intimità, dà sfogo alle sue forti perversioni. Un giorno un suo allievo si innamora di lei: potrebbe essere finalmente l’inizio della guarigione dalle sue perversioni, ma la nevrosi continua..
  6. Mammina cara (1981): si tratta di un film biografico che racconta il rapporto distruttivo tra la diva hollywoodiana Joan Crawford (interpretata da Faye Dunaway) e la figlia adottiva Christina, che ha raccontato tutte le crisi isteriche e le nevrosi subite dalla madre in un libro, da cui è stata tratta la pellicola. Joan finge nella vita esattamente come fa sul set: davanti ai riflettori, appare come madre premurosa e amorevole, ma dentro le mura domestiche l’attrice riversa tutte le proprie frustrazioni, facendo della figlia una povera e malcapitata vittima.
  7. Family Life (1971): film drammatico che mette in luce la personalità di Janice (interpretato da Sandy Ratcliff), una figlia affetta da schizofrenia e gravi problemi psicologici, affidata alle cure di uno psichiatra: quest’ultimo intuisce subito che la causa del malessere di Janice è dovuta al clima familiare in cui è stata cresciuta. In modo particolare la madre Grace, vittima di un ossessivo perbenismo e formalismo, ha imposto sempre e di continuo alla figlia la propria volontà, con la classica giustificazione di “farlo per il suo bene”..

Articolo scritto da: Lara Ferrari

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