Oggi ho raccolto per voi sei casi in cui la famosa catena d’arredamento svedese IKEA compare (col nome vero o sotto pseudonimo) in film, libri e serie TV. Molto probabilmente la lista potrebbe essere ampliata

Il nostro rapporto con Ikea, in generale, è di amore e di odio. Molte delle nostre case hanno solo quei mobili lì, economici e con una qualità migliore rispetto al passato. Ma se dobbiamo montarli da soli diventiamo matti, gli svedesi non ci lasciano margini di errore. E soprattutto il negozio fisico è una bolgia, troppa gente che si ammassa, che compra oggetti che in verità non servono, l’esposizione dei mobili è un labirinto, dove se perdi il tuo accompagnatore e hai scarso senso dell’orientamento rischi di non trovare l’uscita. Le regole nel negozio IKEA sono le stesse dei film horror, come ad esempio non dividersi. Il distanziamento sociale che sarebbe necessario in questi tempi è quasi un’utopia.
Andare insieme a IKEA è una parte fondamentale di qualsiasi relazione di coppia, che non sia l’avventura di una notte. Di solito è la donna che trascina l’uomo, il quale aspetta il giorno della gita a Ikea con ansia e un vago terrore, sperando che un imprevisto faccia saltare la giornata. Non voglio generalizzare, ci sono anche uomini che amano Ikea e donne che non lo sopportano. Ora, bando alle ciance e cominciamo la lista (in ordine sparso, rigorosamente).
The Ikea Date, (500) days of Summer

Nella commedia sentimentale del 2009 (500) giorni insieme, noi spettatori scafati sappiamo già che la relazione fra i protagonisti Tom e Summer non durerà. Probabilmente lo sanno anche loro, ma questo non li ferma dall’immaginare la loro casa insieme, durante un giro di shopping a Ikea, dove si comportano come se i mobili esposti siano effettivamente quelli della loro casa, provando divani, cucine e letti, cercando di trattenersi solo perché si rendono conto che ci sono altre persone. La scena viene poi ripresa più avanti nel film, i due tornano in negozio e Tom cerca ancora la complicità di Summer, ma ormai il loro rapporto è naufragato.
Questa convivenza non s’ha da fare, La Casa di Cartone
Il romanzo di Roberto Moliterni del 2018, edito da Quodlibet, è un’altra opera che associa le storie d’amore contemporanee a Ikea. Lo store vede una coppia ai suoi albori, fino alla fine, che sembra inevitabile, anche questa volta. I due personaggi non hanno nome, potrebbero essere chiunque di noi. Non si capisce perché si innamorino, né se siano realmente innamorati, passano alcune delle “tappe obbligate” della vita a due. Quando poi vanno a convivere non lo fanno perché se la sentono, ma perché sembra semplicemente il passo successivo necessario, fanno tutto per imitare i film romantici e i prodotti seriali, in cui vedono gente innamorata. Il protagonista usa sempre la prima persona plurale, spesso perché parla di se stesso più il lettore, più raramente perché parla della coppia. Ogni capitolo ha il nome di un mobile Ikea che accompagna una fase del loro rapporto, per esempio la tazzina Fargrik da pochi centesimi che comprano per mettere il proprio spazzolino a casa del partner.
Che fare quando catalogo Ikea è posseduto
Horrorstör è un romanzo di paura, nato da un’idea singolare di Grady Hendrix. Scritto nel 2014 e tradotto in italiano per Mondadori solo l’anno scorso, è il racconto terrificante di una notte nello store di arredamento Orsk, dove la dipendente Amy cerca di guadagnarsi da anni la tanto attesa promozione. Orsk, in realtà, è la versione inventata, americana e “poraccia” di Ikea. Il romanzo stesso è strutturato come un catalogo di vendita e, analogamente alla Casa di Cartone, i capitoli hanno i nomi di mobili, ma questa volta si tratta di nomi inventati. Per esempio la sedia Arsel, in inglese suona come “Asshole”, cioè stronzo. Per farvi un’idea del libro, prendete la serie comedy Superstore (se la conoscete) e metteteci dentro fantasmi, paranormale e sedute spiritiche. Le protagoniste hanno anche lo stesso nome.
Una sola coltellata alla schiena
Il fatto che il negozio Ikea possa essere teatro di morte è venuto in mente anche alla scrittrice e filosofa Giovanna Zucca. Nel 2015 esce per Fazi Assassinio all’Ikea, che è più rosa che giallo, cosa comprensibile dal momento che i protagonisti poi torneranno in altri romanzi dell’autrice. Quindi è necessario conoscere le relazioni amorose, più di sapere l’identità dell’assassino. Quello che pare più assurdo della storia è sicuramente la dinamica del delitto. Reparto letti, pieno giorno, nessuno si accorge di nulla, la vittima dà le spalle al suo omicida, il quale gli dà un’unica coltellata alla schiena (le telecamere erano girate dall’altra parte). La vittima, che comunque viene definito “pidocchioso” dalla voce narrante, cade morta senza un lamento.
Una soap opera a insaputa del personale
Forse non vi chiederete più come è possibile un delitto come quello che vi ho appena descritto, appena saprete questa incredibile storia vera. Nel 2009 usciva Ikea Heights, una miniserie della durata totale di 33 minuti, una sorta di soap opera, parodistica e comica, ideata da Paul Bartunek e David Seger. Interamente girata dentro uno store Ikea della California, racconta la storia del dipendente James (che, come gli altri personaggi non esce mai dal negozio) che cerca di riguadagnare il rispetto della moglie fedifraga, mentre nel negozio si verificano improbabili omicidi. Tutte le vittime vengono soffocate da un cuscino, in una maniera troppo facile per essere credibile. A un certo punto c’è anche un’apocalisse zombie. Se tutto ciò vi sembra incredibile è perché non conoscete la realtà: i dipendenti e le autorità Ikea non sapevano delle riprese, neanche le scene di sesso o di ammazzamenti, ma sono stati avvisati solo al quarto episodio dai giornalisti. Poi, comunque, ci hanno riso sopra, invitando, però, a chiedere l’autorizzazione per riprese future.
Anche i ricchi vanno a Ikea
Nel 2016 usciva Bridget Jones’s Baby, l’ultimo capitolo della saga della pasticciona londinese. Probabilmente la citazione a Ikea può esservi sfuggita, ma non vi preoccupate, ci penso io! Bridget si ritrova incinta, ma non sa se il padre sia il suo grande amore Mark o un matematico miliardario Jack, con cui avuto un solo “appuntamento”, una notte di sesso molto lunga. Un giorno Jack si presenta a casa di lei, spiegandole quanto sia felice del bambino e facendole capire come (secondo lui) sarebbe andata la loro storia, se si fossero frequentati “normalmente”. Ad un certo punto tira fuori dei pezzi di arredamento da assemblare. Dice: “Poi avremmo avuto questo mobile svedese da montare. Se riusciamo a fare questo, riusciremo in qualsiasi cosa”. Lui è un cavolo di miliardario, eppure va a comprare da Ikea? Ma uno dei vantaggi di essere ricchi non dovrebbe essere ignorare l’arredamento svedese?
Articolo scritto da: Cecilia Alfier
Ho letto sia La casa di cartone, che mi è piaciuto molto, sia Assassinio all’Ikea, che invece non mi è piaciuto!
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