Uno spettro si aggira per l’Europa, quello della Guerra fredda.
Sono passati quasi 33 anni dalla caduta del muro di Berlino, simbolo della guerra fredda ed elemento tangibile della divisione tra Est e Ovest. Due blocchi contrapposti, quello del liberalismo, guidato dagli Stati Uniti d’America, e quello del comunismo, la cui leadership spettava all’Unione Sovietica. Per più di quarant’anni i due schieramenti hanno combattuto una guerra senza armi, almeno nello scacchiere europeo, mentre in altri contesti(Vietnam, Corea, Afghanistan per esempio) sono intervenuti, direttamente o indirettamente, senza mai però arrivare allo scontro fra le due superpotenze, che avrebbe significato uno scontro con armi nucleari, con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.
Con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, sembrava aprirsi un’epoca di pace e prosperità, col trionfo del modello democratico e liberale su tutto il pianeta. L’illusione non è durata a lungo, a partire dalla guerra in Jugoslavia, conflitto che ha insanguinato i Balcani nella primo lustro degli anni Novanta, e soprattutto con gli attentati dell’11 settembre 2001 e le guerre in Afghanistan ed Iraq.
E la Russia?
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Repubblica russa si incamminò nel difficile percorso verso la democrazia, con la privatizzazione e l’apertura al libero mercato. Inevitabilmente queste misure travolsero la fragile economia russa, che si accollò i debiti dell’ex URSS. Oltre ai problemi economici la Federazione russa si trovò ad affrontare anche movimenti separatisti nella zona del Caucaso, protagonisti di due clamorose azioni terroristiche, la crisi del Teatro Dubrovka a Mosca nell’ottobre 2002 e la strage della scuola di Beslan nel settembre 2004.
Con l’avvento del XXI secolo l’economia ha cominciato a dare segni di ripresa, con una forte crescita del PIL e della quota di commercio mondiale, grazie anche alle abbondanti riserve di materie prime strategiche. La Russia fa parte del gruppo economico BRICS, assieme a Brasile, India, Cina e Sudafrica, con cui condivide situazioni economiche simili.
Dal punto di vista politico, la Federazione Russa è retta dal presidente Vladimir Putin al quarto mandato non consecutivo, in carica dal 2000 al 2008, e dal 2012 in poi, mentre è stato Primo ministro dal 1999 al 2000 e dal 2008 al 2012. Sotto la leadership di Putin la fragile democrazia russa ha sperimentato una sorta di regressione verso una forma di autoritarismo caratterizzato da corruzione, repressione degli oppositori politici, intimidazione della stampa e mancanza di libere e credibili elezioni. In politica estera la Russia ha annesso la Crimea nel 2014, territorio ucraino, mentre forze filorusse hanno preso il controllo della parte orientale del Donbass, territorio sempre appartenente all’Ucraina.
Il 24 febbraio 2022 la Russia, dopo alcuni mesi di manovre al confine, ha invaso l’Ucraina, per “smilitarizzare la zona”, secondo le dichiarazioni di Putin, con azioni di terra e aeree. L’azione è stata condannata dalla comunità internazionale, molti paesi hanno imposto sanzioni economiche alla Russia e hanno messo in moto la macchina dell’accoglienza per i rifugiati.
Gli scambi di accuse tra l’Occidente, soprattutto gli USA e la Russia, hanno riportato indietro il tempo di trent’anni, quando a colpi di dichiarazioni e guerre per procura si confrontavano i due blocchi. Da una parte la preoccupazione russa per un possibile ingresso nella NATO dell’Ucraina, uno Stato che Putin definisce “come parte della Russia”; dall’altra l’Occidente che condanna l’invasione russa, un attentato alla libertà dell’Ucraina da parte di Putin, già malvisto dall’opinione pubblica per la gestione autoritaria della politica interna. Il rischio di una guerra nucleare è basso, ma proprio per questo il pericolo di un’escalation di guerre con armi convenzionali è alto, come lo era già stato durante la Guerra fredda. A differenza di allora però ci troviamo in territorio europeo, che non era stato coinvolto in conflitti armati dal 1945, ad eccezione della guerra in Jugoslavia.
La situazione è in continua evoluzione, sarà il tempo a dirci se calerà una nuova “Cortina di ferro” sull’Europa.

Articolo scritto da: Federico Bedogni