In Europa ogni anno buttiamo circa 5,9 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Ma anche quando, come consumatori, cerchiamo di fare la nostra parte, acquistare in maniera più consapevole non è immediato né semplice: se vogliamo comprare un vestito, per esempio, ci addentriamo in un mondo caotico, fatto di etichette complicate da leggere e di comunicazione dei brand non sempre trasparente. Tanto che secondo un sondaggio della Commissione europea, addirittura il 39% delle dichiarazioni di sostenibilità, nel settore tesile è falso o ingannevole.
La settimana scorsa, la Commissione Europea ha proposto una serie di iniziative che puntano a rendere più sostenibile il settore produttivo, introducendo criteri standard di certificazione per le aziende e proteggere i consumatori dal marketing ingannevole. E non solo per l’ambito della moda.
- Il Regolamento sulla progettazione ecologica dei prodotti sostenibili.
- La strategia per il tessile sostenibile e circolare.
- La revisione del regolamento dei prodotti da costruzione.
- La modifica della direttiva sui diritti dei consumatori.



Se approvate dal Parlamento e Consiglio europeo, queste misure potrebbero rendere l’UE il primo grande mercato globale con regole armonizzate sulla sostenibilità dei prodotti. Potrebbero, inoltre, creare nuovi posti di lavoro, in particolare nei settori della rigenerazione, del riciclo e della riparazione.
Le iniziative sono:
- Le affermazioni non verificabili sulla sostenibilità verranno considerate pratiche commerciali sleali vietate.
- Passaporto digitale dei prodotti con l’elenco dei materiali utilizzati e i dati sull’impatto ambientale.
- Percentuali minime di materiale riciclato obbligatorie in ogni prodotto.
- Divieto per le aziende di distruggere prodotti resi o invenduti.
- Obbligo per i produttori di fornire informazioni su durata e riparabilità dei prodotti.
Articolo scritto da: Irene Fiorito Accardi