Lunedì 9 maggio 2022 a New York la prestigiosa casa d’aste Christie’s ha venduto per 195 milioni di dollari Shot Sage Blue Marilyn, un ritratto dell’attrice americana Marilyn Monroe realizzato nel 1964 da Andy Warhol, il re della Pop Art. Il gallerista Larry Gagosian si è aggiudicato l’opera, ma non ha svelato se l’acquisto è avvenuto per sé o su commissione di qualche facoltoso cliente. Il ritratto apparteneva a Thomas (morto nel 1993 e amico di Andy Warhol) e Doris Ammann (deceduta l’anno scorso), due fratelli svizzeri che avevano inaugurato nel 1977 a Zurigo una galleria d’arte, la Thomas Ammann Fine Art, con opere del dopoguerra e contemporanee: il ricavato dell’asta andrà alla fondazione che porta il loro nome, che si dedica a migliorare le condizioni dei bambini in tutto il mondo, attraverso progetti di assistenza educativa e sanitaria.
Si tratta di un nuovo record per un’opera d’arte del XX secolo in un’asta, il precedente primato era infatti detenuto da un dipinto del 1955 di Pablo Picasso, Les Femmes d’Alger (Version O), venduta nel 2015 per 179,4 milioni di dollari. La più costosa opera d’arte di sempre rimane il Salvator Mundi, dipinto attribuito a Leonardo da Vinci e acquistato per 450 milioni di dollari dal principe saudita Badr bin Abdullah su commissione del Dipartimento Cultura e Turismo di Abu Dhabi nel 2017.
Shot Sage Blue Marilyn fa parte di un gruppo di cinque tele di circa un metro per un metro raffiguranti Marilyn Monroe, in un’immagine che Andy Warhol ricavò dalle foto promozionali per il film Niagara (1953), successivamente utilizzate in svariate serigrafie dall’artista americano. Quest’ultimo dipinse le tele con un background di cinque colori diversi: rosso, arancione, blu, blu salvia (quella venduta da Christie’s), turchese. L’espressione Shot Marilyn (letteralmente “Marilyn sparata”) si deve al fatto che l’artista Dorothy Podber sparò con una pistola ad una pila di tele nello studio di Warhol, colpendo quattro delle cinque opere del gruppo (mancava quella turchese). Perché fece questo?
La versione dei fatti più accreditata riporta un’incomprensione tra Warhol e la Podber riguardo al termine “shoot“, che in inglese può significare sia “sparare” che “fotografare“: mentre Warhol diede la sua autorizzazione a fotografare le opere, la Podber pensò di avere carta bianca per sparare contro di esse: da qui la definizione di The Shot Marilyns. Successivamente si parlò di una vera e propria performance artistica da parte della Podber, mentre Warhol decise di tenerla lontana dalla sua Factory.
Il responsabile di Christie’s per le opere del XX e XXI secolo, Alex Rotter, ha parlato delle Marilyn di Warhol come «l’apice assoluto del pop americano e la promessa del sogno americano», con il suo concentrato di «ottimismo, fragilità, celebrità e iconografia tutte in una». Non ha esitato a definire l’opera di Warhol come «il più significativo dipinto del XX secolo […]. Accanto alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, alla Gioconda di Leonardo Da Vinci e a Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso, la Marilyn di Warhol è categoricamente uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi».

Articolo scritto da: Federico Bedogni