Ho scelto la qualità della vita, cioè diciamo che da quando sono stata licenziata la qualità della vita ha scelto me. Quando hai tempo per pensare, dire, fare, lettera, testamento…ti devi organizzare perché anche il troppo tempo va gestito, specialmente quando non sei abituata.
Dopo quella lettera terribile, in cui era specificato che l’azienda stava diminuendo l’organico e che per cause indipendenti dal lavoratore (il che non implica che il lavoratore sia meno amareggiato e incazzato) era costretta a fare a meno dei suoi servizi, mi sono messa seduta a pensare: e adesso? Dopo 12 anni in quel ruolo, a 52 anni, cosa faccio? Fortunatamente lo sconforto è durato due giorni, poi ha lasciato spazio al senso di libertà, alla voglia di rimettermi in gioco e riorganizzare la mia vita. Mi sono detta: questo tempo e’ prezioso, usalo al meglio!
Ora posso portare a scuola mia figlia e andarla a prendere, fare corsi di formazione (sì, perché ti si apre un mondo), posso scrivere, leggere, andare in palestra (quello veramente l’ho sempre fatto, forse non va in questa lista), prendere un caffè con amiche che lavorano il pomeriggio o che non lavorano affatto per scelta loro, camminare al mare in orari diversi dai soliti, quando c’è poca gente e ti godi colori e suoni che ora ti sembrano nuovi.
Ok, ma con tutto ‘sto tempo libero, non ti cerchi un lavoro? Ma ceeeerto che sì, l’indennità di disoccupazione è poca e non è eterna, ma adesso voglio scegliere cosa è meglio per me, adesso che le figlie stanno diventando autonome, adesso che fortunatamente ho un marito con una professione solida, insomma adesso!
Sì, perché la vita è adesso, è il percorso, la strada, non è la meta e io non voglio arrivare perché se arrivo poi riparto, invece io sono in viaggio..
Ieri ad esempio sono stata a Bologna con un’amica di sempre, siamo andate in macchina per parlare o stare in silenzio, guardare il panorama, attingere l’una dall’altra senza le distrazioni di un treno che si ferma a singhiozzo, persone che spingono, odori che si mischiano, insofferenze che si moltiplicano, ritardi che esistono…
Arrivare dopo tanto tempo nella città in cui ho studiato durante la giovinezza mi ha suscitato emozioni forti e nostalgia; ricordi e spensieratezza per quegli anni passati si sono fusi con l’ansia degli esami, la goliardia degli amici e delle feste universitarie, la paura che i soldi della spesa con le coinquiline sforassero a discapito delle bollette e il fastidio che provavo quando, tornando a casa sfatta da una giornata passata tra filologia germanica e letteratura angloamericana, l’unico desiderio era di buttarmi sul letto per svenire fino al giorno dopo ma… tac! Sul mio letto c’era il nerd di turno invitato dalla compagna di stanza che suonava la chitarra o leggeva un fumetto Manga e che in quel momento avrei soltanto voluto soffocare con le piume d’oca del cuscino.
Abbiamo ripercorso la via della mia facoltà per scoprire con sdegno estremo che era stata spostata dal civico 38 di Via Zamboni a… nessuno sapeva dove!! Abbiamo calpestato i sanpietrini, direi più sampietroni, del quartiere Santo Stefano con le sue sette chiese ammirando gruppi di ragazzi che le ritraevano a carboncino, frotte di turisti che si accalcavano per entare nella Basilica di San Petronio, dove io non sono potuta entrare perché la signora all’ingresso aveva deciso che avevo i pantaloni troppo corti. Visto che ero in acuta fase zen positivista ho soprasseduto e mi sono fatta una risata, però non l’ho presa proprio benissimo visto che dopo di noi c’era una turista tedesca coi cosciotti molto più in bella vista dei miei che è entrata beatamente perché era in gruppo…
Dopo tanto girovagare tra chiese, negozi, e diciamolo, anche bar per cercare un aperitivo decente, abbiamo deciso che era ora di tornare a casa, anche perché dopo due ore sarebbe tornata la mia creatura minore dalla gita di quinta elementare (che svela il motivo della mia libertà odierna) e quando eravamo a 1 km circa dalla macchina la mia amica mi fa: – Mi fa male un’anca, chissà come mai?? –
Te lo dico io il perché, dopo aver consultato la mia favolosa app contacalorie: abbiamo fatto 23,380 km a piedi!! La giornata si è conclusa quindi con un rientro lento e un po’ trafficato in cui lei mi parlava e io asserivo dormendo, ma tant’è..la giornata è stata meravigliosa!
Tutto questo per dire che io non mi voglio fermare e in questo peregrinare riscopro le cose, gli attimi, ma soprattutto riscopro le persone, quelle persone che tante volte mi hanno dato fastidio o scompensato (non sto parlando della mia amica ovviamente) e che ora invece sono linfa da cui attingere, le loro esperienze sono importanti e si fondono con la mia curiosità di esplorare, di capire le motivazioni di scelte e comportamenti che prima giudicavo e basta. In fondo 52 anni di vita sono tanti ma sono pochi se stai bene di corpo e di mente, quindi al via uno stile di vita salutare e sano per mantenerla questa sanità! Se poi ci aggiungi un altrettanto sano ottimismo e visione a colori la ricetta dovrebbe essere vincente.. non lo so, lo testo e poi ve lo faccio sapere!

Articolo scritto da: sabryfitandspiritcom
Wow, forte il tuo messaggio di libertà, profondo e sincero
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