Dove sta andando l’intrattenimento digitale?

Nel 2004 Chris Anderson uinaugurava la cosidetta “Coda Lunga”, una formula socioeconomica basata sull’emergere delle nicchie di pubblico, la cui somma è uguale o addirittura maggiore rispetto al pubblico di massa.

Di riflesso alle nicchie di pubblico, si sono moltiplicate anche le nicchie di interessi, i servizi di fruizione e così è cresciuta a dismisura l’offerta di contenuti, che si è fatta sempre più ampia e iper-frammentata tra le varie piattaforme di video content e streaming.

Tik Tok ben risponde a questo quadro.

Il suo “video scrolling” tutto personalizzato e iperpopolato ha accelerato la frammentazione nella disponibilità e nella fruizione dei contenuti.

Netflix non è riuscita a centrare l’obiettivo del trimestre: 2 milioni di nuovi abbonati. Non solo per la prima volta dal 2011, ne ha persi (200 mila) e si aspetta di perderne ulteriori nei prossimi mesi.

Disney sta tentando di accaparrarsi ciò che Netflix perde: non parliamo solo di utenti (130 milioni di nuovi iscritti in pochi mesi vs 222 di Netflix in 15 anni), ma anche di contenuti video che in passato facevano parte del catalogo del competitor.

Anche Facebook e Youtube hanno registrato un calo nel numero di spettatori.

A febbraio 2022, le azioni di Meta (Faceboo) sono crollate del 23%, bruciando 200 miliardi di dollari.

Youtube si è fermato al 14% a fronte di una crescita prevista del 25% nel trimestre.

Le cause sono riconducibili a tre aspetti:

  1. Elevata concorrenza (Tik Tok);
  2. Ban degli utenti in Russia;
  3. Fine delle restrizioni legate alla pandemia.

Quale sarà lo scenario futuro dell’intrattenimento digitale?

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