Ci sono dei dati raccolti che affermano come i giovani preferiscano non lavorare piuttosto che ritrovarsi infelici sul posto di lavoro.
Questo perché rimanere fermi in un posto di lavoro che li rende poco motivati fa perdere loro l’ambizione.
La salute mentale post pandemia
Dall’inizio della pandemia i giovani sono coloro che hanno risentito più stress e ansie. I dati ci hanno confermato come chi sentisse ansia già da tempo sia peggiorato e chi invece ha iniziato a soffrirne a dismisura.
I giovani hanno sempre più paura di fallire e di sentirsi poco adatti in una società che sembra volerli colpevolizzare. Per molti è una gara a chi fa più cose nella vita, creando stress psicologico per chi ancora non ha trovato altro.
I ragazzi spesso soffrono di ansia da prestazione e si ritrovano in un posto di lavoro con datori poco empatici che tendono a penalizzare coloro che hanno più ansie e timidezze. La verità è che spesso nessuno ci ascolta attentamente, nessuno sa cosa c’è dietro all’intero meccanismo che si genera dietro la testa di un giovane che cerca di fare il possibile per soddisfare se stesso e non soltanto una società che ci porta ad essere avidi e poco ambiziosi.
Come si può risolvere?
Ci dovrebbero essere datori di lavoro con più flessibilità ed empatia, che cercano di comprendere quelle che sono le problematiche e non mettano pressione sui giovani.
Allo stesso tempo non dobbiamo avere la pressione di trovare un qualcosa per paura delle persone più grandi che ci dicono che siamo troppo pigri o svogliati.
Non avere pressione è la chiave migliore per una vita sana sul posto di lavoro e in generale.

Articolo scritto da: Martina De Masi