Tre film che mi hanno ingannata sui trent’anni e dintorni

Ci sono film che mi hanno ispirato in adolescenza, con protagoniste trentenni. Li vedevo spesso e pensavo che, crescendo e arrivando ai famigerati –enta, sarei diventata come i personaggi principali, invece no, proprio no. Fortunatamente, aggiungerei. Non sto dicendo che questi prodotti non mi piacciono più, al contrario rimangono fra i miei preferiti di sempre, ma alla fine mi hanno dato una visione dei trent’anni e dintorni che si è rivelata errata o quasi, almeno per il mio caso. Qui vi faccio tre esempi per non annoiarvi troppo, ma l’elenco potrebbe essere molto lungo. Senza neanche parlare poi de Il Favoloso Mondo di Amélie, che ho sempre preso come film magico e non come aspirazione di vita, nonostante mi piaccia aiutare il prossimo. Lasciamo poi perdere tutte quelle serie TV dove i trentenni stanno tutto il tempo seduti al bar a non fare niente, sapete di quali parlo, sono le mie preferite, ovviamente. (Occhio agli spoiler su Io Prima di Te)

 Il primo caso è sicuramente il Diario di Bridget Jones, che riguardo ogni volta che posso e rido sempre come se fosse la prima volta e mi emoziono sempre quando finalmente lei e Mark si baciano sotto la neve. Non credo che Bridget abbia bisogno di presentazioni, pasticciona, all’inizio lavora per una casa editrice, ama fare figuracce e finire con uomini sbagliati o che sono l’opposto di lei. La ricerca di un partener giusto è di sicuro importante, ma per lei lo sembra pure troppo. Ci può stare, il film comunque è del 2001, sono passati più di vent’anni. Ero una bambina quando è uscito, non avevo interesse a vederlo. Ma col tempo la curiosità è cresciuta, ma qualche amico più grande mi ha detto di aspettare a guardarlo “perché c’erano delle cose del mondo degli adulti in quel film che era meglio non sapessi ancora”. In effetti, ci sono. Non solo vedendolo la prima volta ero assolutamente certa che sarei diventata come Bridget, ma aspiravo anche a esserlo. Probabilmente al momento ho meno soldi di lei, ma di sicuro ho maggiore stabilità emotiva e non ho studiato le guerre in Cecenia per sostenere una conversazione intellettuale, ma perché mi interessavano sul serio. Poi ammetto che amo Jones ugualmente e un po’ di figuracce le faccio, poi ammiro anche che, pur lavorando in casa editrice, riesce a mantenersi da sola. Quello effettivamente è un’aspirazione.

Il secondo caso è meno conosciuto, è L’Amore non va in Vacanza e in particolare una delle due protagoniste mi sembrava in linea con me, Iris Simpkins (mentre l’altra, Amanda, era decisamente fuori dai miei standard). Non si capisce bene quanti anni abbia lei all’inizio, ma presumo intorno ai trenta. Giornalista con casetta adorabile e fin qui ci siamo, più o meno. Lei è ancora innamorata del suo ex (che non credo onestamente che l’abbia mai amata) e fa tutto un monologo iniziale toccante sugli amori non corrisposti. Io l’ho visto la prima volta da adolescente impressionabile, con una cotta terribile, lacerante e a senso unico, che credevo non mi sarebbe mai passata. Quando sei al liceo, tutto ti sembra la fine del mondo e i sentimenti nuovi ancora di più. Pensavo: “ecco, lei è adulta e sta ancora messa così, ne avrò ancora per tanto tempo”. Fortunatamente no, Iris mi ha dato delle false credenze: non c’è bisogno di un vecchio saggio che ti dica di essere protagonista della tua vita, lo sei e basta, inoltre quando una cotta svanisce non saltelli lanciando gridolini, semplicemente svanisce col tempo quando non serve più.

Il terzo caso è più complicato da sviscerare, si tratta di un film uscito nel 2016, quando avevo già 23 anni, in un’età molto vicina a quella dei protagonisti. In Io Prima di Te la protagonista Louisa Clarke col suo stipendio provvedeva alle necessità dei suoi famigliari, finché si ritrova senza lavoro dopo sei anni, il ché purtroppo è plausibile e la sua ricerca del lavoro è descritta in modo abbastanza realistico. E io pensavo: “finalmente una trentenne con problemi di lavoro come tutti noi”, fortunatamente io a differenza sua non devo mantenere tutta la famiglia, anzi sono i miei a dare una mano a me. Lou si ritrova a lavorare a casa dei ricchi Traynor, come assistente del figlio Will, dopo che questo è rimasto disabile a seguito di un incidente. Quello che mi piace e che è anche molto triste è che, se anche i due si innamorano, Will decide comunque di ricorrere all’eutanasia perché la sua vita ha un carico di sofferenze insostenibile. Sì, lo so, Spoiler, ma non credo sia importante. Finalmente un film dove l’amore non è la soluzione a tutti i problemi. Sono disabile anche io, anche se in modo molto più blando rispetto a Will, quindi stavo divisa tra i due personaggi. Da una parte, mi è impossibile essere come Louisa, troppo felice, lei non si abbatte praticamente mai, ed è sempre un concentrato di gioia. Dall’altra, di sicuro non sono Will. Ma quello che mi ha ingannato di più è stata la relazione tra i due. Pensavo: “Ma allora quando troverò un compagno, il peso della mia malattia cadrà su di lui?”. Una cosa alquanto depressa, e per fortuna non è andata così, io e il mio fidanzato ci siamo divisi il peso delle cose e alla fine sono diventante più leggere. La malattia è sempre un problema, non vi mentirò, ma si può pur sempre gestire.

Articolo scritto da: Cecilia Alfier

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